PERCHÉ LA BRACCI TUFFANTI  PER L’IMPASTO DEL PANETTONE

Da sempre le impastatrici a bracci tuffanti sono la miglior tecnologia per il panettone e tutti i grandi lievitati. Il moto delle braccia tipico di queste macchine riproduce il movimento dell’impasto manuale favorendo l’ossigenazione dell’impasto stesso ed evitandone il riscaldamento come nessun’altra impastatrice è in grado di fare. Il metodo a bracci tuffanti mantiene inalterate le caratteristiche della farina, per questo motivo si presta in modo ottimale per la produzione di grandi lievitati. Le impastatrici Bernardi, con il loro ottimo rapporto qualità-prezzo, permettendo di realizzare lievitati come Panettone e Pandoro in maniera professionale con il grande vantaggio di occupare spazi ridotti.

I modelli da banco Miss Baker® Pro e Pro XL sono ideali per la produzione di grandi lievitati da pasticceria. Miss Baker® grazie la loro forma compatta è facile da posizionare e risponde a tutte le esigenze professionali di ristoranti e piccoli laboratori ma è anche indicata per stupire in casa.

La BTs  Bernardi è una gamma di impastatrici con sistema bracci tuffanti compatto per l’utilizzo professionale dotata di un avanzato sistema di controllo di rotazione dei bracci a velocità variabile che permette di ottenere ogni tipo di impasto.

STORIA E ORIGINE DEL PANETTONE

IL “PAN DE TONI”

Siamo nel XV secolo e la storia più famosa sull’origine del panettone racconta di come il cuoco al servizio di Ludovico il Moro, reggente del Ducato di Milano dal 1480 al 1494, fu incaricato di preparare un sontuoso banchetto per il giorno di Natale. All’evento erano stati invitati molti nobili del circondario, ma preso dal grande lavoro e agitato dall’importanza degli ospiti il cuoco dimenticò il dolce nel forno delle cucine che quasi si carbonizzò.

Toni, un piccolo sguattero addetto alla cucina, vista la disperazione del cuoco, propose una soluzione: «Questa mattina ho impastato il mio panetto di lievito con quello che era avanzato nella dispensa: un po’ di farina, del burro fresco, alcune uova, della scorza di cedro, e qualche uvetta. Ho cucinato questo dolce in vista del Natale. Non è molto, ma se non avete altro da offrire agli invitati, potete portarlo in tavola!».

Non vedendo altra soluzione il cuoco acconsentì alla proposta di Toni e fece servire lo strano dolce a Ludovico ed i suoi invitati. Preoccupato per la sua sorte si nascose tremante dietro ad una tenda per spiare la reazione degli ospiti. All’assaggio tutti rimasero sbalorditi ed entusiasti. Il duca fece immediatamente chiamare il suo cuoco, impaziente di conoscere il nome di quella prelibatezza. Non sapendo cosa dire, davanti a tutti il cuoco rivelò con un filo di voce il suo segreto: «L’è ‘l pan del Toni». Da allora è il “pane di Toni”, ossia il “panettone” un dolce che racchiude altruismo e convivialità, i veri valori del Natale.

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IL PANETTONE COME GESTO D’AMORE: UGHETTO E ALGISA

Un’altra famosa leggenda sull’origine del panettone riconduce la sua prima creazione a Messer Ughetto degli Atellani, un falconiere risiedente nella Contrada delle Grazie a Milano. Ughetto era perdutamente innamorato di Algisa, la bellissima figlia di un fornaio del quartiere a tal punto che si fece assumere dal padre di lei come garzone.

I ricavi del negozio non erano molto alti così, per far colpo su Algisa e per incrementare le vendite, Ughetto una sera provò ad inventare un nuovo dolce. Prendendo la migliore farina del mulino impastò a mano uova, burro, miele e uva sultanina a più riprese. Poi infornò. Il giorno dopo Ughetto propose il dolce ai clienti del forno ed il risultato fu un successo strabiliante. In poco tempo la voce si sparse in tutta Milano e tutti vollero assaggiare il nuovo pane inventato da Ughetto. 

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IL MIRACOLOSO PANETTONE DI NATALE

Un’ultima storia sulle origini del panettone, narra di alcune suore che abitavano nell’umida e nebbiosa campagna alle porte di Milano e che vivevano soltanto di elemosina. Siamo nel 1200 e quell’anno i milanesi non erano stati molto generosi nei confronti delle religiose. La sera della Vigilia di Natale nella dispensa del convento non era rimasta che poca farina con la quale venne preparato del semplice pane. Quando la suor superiora si accinse a benedirlo incidendo sulla sua sommità una piccola croce, miracolosamente quel pane cominciò a gonfiare trasformandosi in un meraviglioso panettone.

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Considerate le numerose leggende si può dedurre che il panettone non è altro che un pane, cioè una pasta lievitata naturalmente. La sua origine probabilmente va ricercata nell’usanza medievale di celebrare il Natale con un pane più ricco rispetto a quello di tutti i giorni.  Sembra che questa tradizione esistesse già nel 1200 con un pane natalizio arricchito di lievito, miele, uva secca e zucca.

Un manoscritto quattrocentesco di Giorgio Valagussa, precettore di casa Sforza, afferma la consuetudine all’interno del ducato di celebrare il cosiddetto “rito del ciocco”. La sera del 24 dicembre si lasciava bruciare nel camino un grosso ciocco di legno portando a tavola 3 grandi pani di frumento una materia prima molto ricca per l’epoca. Una volta cotto, durante la festività natalizia, il capofamiglia serviva una fetta a tutti i commensali ma conservava una destinata all’anno successivo in segno di continuità.

Il nome panettone sarebbe nato per indicare la forma più grande che aveva rispetto agli altri prodotti da forno.

Oggi il panettone è conosciuto in tutto il mondo. È ormai comune che chef, ristoranti e panetterie propongano il più classico dei dolci invernali tutto l’anno facendolo diventare un dolce adatto per tutte le stagioni: a Pasqua sotto forma di colomba o in estate con il gelato.

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